venerdì 15 febbraio 2008

MANIFESTO POLITICO



RIVOLTO AI CONCITTADINI PER PROMUOVERE UNA PROPOSTA TESA A REALIZZARE UN NUOVO MODO DI AMMINISTRARE.
L’IDEA SI BASA NELLA CONVINZIONE CHE E’ POSSIBILE COSTRUIRE UN’AGGREGAZIONE DI PERSONE, COMPRENDENTE ANCHE LE QUOTE ROSA FORTEMENTE MOTIVATE, RADICATE NEL TERRITORIO, AMANTI DEL NOSTRO COMUNE E DECISE DI METTERSI IN GIOCO PER IL BENE COMUNE.
LA NUOVA COMPAGINE DOVRA’ PROPORRE E REALIZZARE UN PROGRAMMA INNOVATIVO BASATO SULLA CENTRALITA’ DELLA PERSONA IN MODO TALE CHE L’AZIONE AMMINISTRATIVA RISULTI PIU’ ATTENTA ALLA QUALITA’ DELLA VITA DELLA NOSTRA COMUNITA’.
A TUTTI VOI L’INVITO DI SUGGERIRE PROPOSTE, A FORNIRE INDICAZIONI E OFFRIRE LA PERSONALE DISPONIBILITA’ PER DAR VITA AD UNA LISTA, CON UNA FORTE PRESENZA FEMMINILE IN GRADO DI AFFRONTARE UN AFFASCINANTE E COINVOLGENTE ESPERIENZA PER FAR VIVERE IL NOSTRO PAESE ATTRAVERSO IL RECUPERO DELLE TRADIZIONI LOCALI E I VALORI DEL NOSTRO PASSATO.




CHI SONO




ANGELO DE MUNARI: nasce il 2 Agosto 1949 in Via Ca’ d’Oro da papà Tullio e mamma Santa Matteazzi.
Nel 1953 si trasferisce in “Crosara” (ora Via Pasubio) dove risiede tutt’ora con la moglie ed i quattro figli. Alunno del maestro Fiorenzo Freato, partecipa, fuori “lista”, all’esame di ammissione alla Scuola Media che frequenta a Sandrigo.
Nel 1968 si diploma perito elettrotecnico all’Istituto Tecnico Industriale “A. Rossi” di Vicenza.
Si laurea in Ingegneria Civile Edile nel 1973 presso l’Università degli Studi di Padova.
All’attività di libero professionista unisce anche quella di docente di discipline scientifiche negli Istituti Tecnici.
Professore di Fisica presso lo stesso Istituto Rossi che lo vide allievo negli anni sessanta.
Ricopre la carica di assessore comunale dal 1975 al 1980 e di Sindaco dal 1980 al 1990.
Dal 1991 al 1994 è Presidente del Consorzio di Fognatura Bacino Tesina formato dai Comuni di Bolzano Vicentino, Quinto Vicentino, Grumolo delle Abbadesse, Torri di Quartesolo, Grisignano e Camisano. Vicepresidente e Presidente di Circolo delle scuole elementari di Bolzano Vicentino – Monticello Conte Otto e del Consiglio di Istituto della Scuola Media di Bolzano Vic.no – Quinto Vic.no dal 1995 al 1999. Appassionato di storia locale è autore di un saggio sugli scavi archeologici della chiesetta di S. Fermo riportato nel volume “Bolzano Vicentino: Dimensione del sociale e vita economica in un villaggio della pianura vicentina (secoli XIV – XIX)” a cura del professore Claudio Povolo edito dal Comune di Bolzano Vicentino nel 1985.
Nel 2000 pubblica “Il Centenario della Latteria Sociale di Bolzano Vicentino 1898-1998” edito dalla stessa Cooperativa in n°1000 copie numerate per i tipi della Tipografia Soso Srl di Bolzano Vicentino.
Partecipa nel luglio 2006, quale rappresentante dell’Istituto Rossi di Vicenza al viaggio in Burundi promosso dalla WITAR (Associazione Istituto Tecnico Alessandro Rossi nel Mondo) per verificare lo stato di avanzamento dei lavori relativi al progetto di ampliamento del Lycée Technique “A. Rossi" a NGOZI.
Nel Giugno 2007 è nominato Presidente della Commissione di Maturità ad indirizzo linguistico presso il Liceo Brocchi di Bassano del Grappa.

MARIA FACCIO: nata a Bolzano Vicentino il 24.07.1951 moglie che ha scelto di fare la casalinga per seguire la famiglia e i figli a tempo pieno; impegnata nell’accoglienza dei bambini ucraini colpiti dal disastro nucleare di Chernobyl.



MARTA: nata a Vicenza il 19.08.1985 laureata junior ed iscritta al primo anno del corso di Laurea specialistica in “Ingegneria Biomedica” presso l’Università di Padova.



SILVIA: nata a Vicenza il 20.07.1986 studentessa iscritta al secondo anno del corso di Laurea in “Società, Politica ed Istituzioni Europee” presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Trento.



PAOLO: nato a Vicenza il 02.03.1988 studente al primo anno del corso di Laurea in “Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori” presso la SSLiMIT dell’Università di Bologna, sede di Forlì.



ALBERTO: nato a Vicenza il 27.09.1989 studente del quinto anno presso l’Istituto Tecnico Industriale “A. Rossi” di Vicenza con specializzazione Meccanica.






21.01.2008 - Padova: Proclamazione di Marta nell'aula magna della storica facoltà di Ingegneria sette lustri dopo quella del papà



21.01.2008 - Padova: Alberto, Silvia, Mamma, Marta, Papà e Paolo sulla scalinata dell'aula magna della storica facoltà di Ingegneria.

OFFICINA DELLE IDEE

ATTUARE UN NUOVO MODO DI AMMINISTRARE

Ritengo che sia arrivato il momento di riformare la gestione amministrativa del Comune con una proposta innovativa che può riassumersi nel motto:

“POTERE AI CITTADINI”



Fino ad oggi le persone residenti nel Comune vengono coinvolte solamente durante il breve periodo della tornata elettorale; poi per i cinque anni successivi sono relegate a semplici spettatori senza possibilità di incidere, benché minimamente, sulle scelte amministrative locali perché è venuto meno il vero senso della politica e della democrazia.

La “Democrazia Rappresentativa” ereditata dopo il secondo conflitto mondiale è in crisi profonda perché non è più in grado di risolvere i problemi della società moderna che sta dando fiato all’attuale clima d’opinione “antipolitico” che a sua volta viene usato come discorso “politico” per assecondare gli umori della stessa nostra collettività.
Basti pensare alla Lega e a Berlusconi i quali hanno affermato in passato ed oggi continuano ad affermare “di non essere politici ma altro:imprenditori e uomini del nord che vogliono restituire il potere ai cittadini”.
Però sono diventati “partiti”, sono entrati in Parlamento, nel Governo integrandosi nella “Democrazia Rappresentativa”.
L’ultimo episodio dell’antipolitica è stato interpretato recentemente sulle piazze e sulla rete da "Beppe Grillo".
Tale antipolitica si associa spesso al concetto di “populismo” che propone di superare i meccanismi tradizionali della mediazione e della rappresentanza scardinando partiti ed organizzazioni per instaurare un rapporto diretto tra il “leader” e il popolo.
La strategia d’intervento della politica amministrativa si è trasformata in un’azione di corto respiro: tutti guardano al breve termine, al proprio orticello; si fa politica e si amministra con la sola logica del potere per il potere o con il solo fine di vincere le prossime elezioni applicando il cosiddetto “voto di scambio” (tu dai una cosa a me, io dò una cosa a te).
Nessuno politico o amministratore prende il rischio di sottoporsi all’esame dei cittadini durante il proprio mandato.
Oggi per essere eletti non si fanno investimenti di lungo periodo perché non pagano; si assiste a una ossessiva attenzione ai destini personali anziché al bene della comunità.

COREA MENO CORROTTA DELL’ITALIA
Il 17 febbraio 1992, con l’arresto di Mario Chiesa, iniziò in Italia l’operazione Mani Pulite. Alla fine tutta la vicenda si è rivelata una tempesta in un bicchier d’acqua. Infatti, secondo la stima di Trasparency International e dalle recenti analisi della Banca Mondiale, l’Italia è il paese con il più alto grado di corruzione in Europa:ogni anno girano mazzette per oltre 50 miliardi di euro, una somma pari a quattro finanziarie. In questa speciale classifica stilata su 146 paesi, la Finlandia è la più virtuosa l’Italia è al 40° posto, preceduta anche dalla Corea; peggio di noi Cina e India. Nel 2007 sono stati 6.572 i dipendenti pubblici denunciati per reati o illeciti amministrativi.
L’alto commissario anticorruzione Achille Serra ha scritto in un suo rapporto recente:”Il sistema di corruzione ha avuto la forza di reagire e riorganizzarsi secondo tecniche e modelli più sofisticati e difficili da scoprire, con la complicità di ampi settori della politica” e il procuratore generale della Corte dei Conti aggiunge che “la corruzione nella pa è sempre più diffusa”. La metà dei reati accertati riguarda il settore della sanità, seguita dagli appalti di opere pubbliche. Si è dell’avviso che solo un tasso elevato di comportamento osservante e spontaneo delle regole di gestione della cosa pubblica può essere fattore preventivo sufficiente a controbilanciare le spinte verso l’illegalità. Questo però significa cultura della legalità: una cultura della società civile non circoscritta ad espressive pretese di correttezza da parte del mondo politico, ma radicata in ogni strato della compagine sociale.

Ritengo pertanto che se si vuole guarire le istituzioni malate e la politica moribonda si debba coinvolgere i cittadini nella realizzazione del programma e portarli a discutere nell’aula del Consiglio comunale.


COME?

Rispolverando la “Democrazia Partecipativa” attuata fin dall’antichità nella Grecia di Aristotele e oggi sostenuta dall’illustre professor Zamagni, ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna.

Tale sistema si basa su una semplice idea di fondo: chiamare i cittadini esperti a dibattere le scelte amministrative, valutando i pro e i contro.

Gli strumenti per realizzare questo nuovo modo di amministrare possono concretizzarsi tramite sondaggi deliberativi, referendum deliberativi, e forum deliberativi.

In tali dibattiti ogni cittadino può portare la propria competenza tecnica, professionale, scientifica: si discute e alla fine si sceglie la soluzione ritenuta migliore da sottoporre all’Amministrazione Comunale per la decisione finale.

Qualcuno potrà dire che Aristotele è troppo lontano.
Tutto ciò è già realtà in Francia, negli Stati Uniti, nella Spagna e in Danimarca per non parlare nella vicina Svizzera.
A questo proposito giova ricordare che due anni fa, sempre in Francia, è stata votata una legge denominata “Democrazia di prossimità” incentrata sulla stessa idea del filosofo greco. Ogni decisione amministrativa che vada oltre la durata della legislatura, deve acquisire il parere di una “giuria deliberativa” formata da cittadini esperti della materia.
Certo, il parere è consultivo ma quale Sindaco avrebbe il coraggio di contraddirla e legare le mani alla città, al suo paese indirizzandola verso un futuro che è stato disatteso da un orientamento autorevole dei suoi cittadini?
Trattasi di interpretare correttamente il concetto di “autorevolezza” espressa dai cittadini che consiste nel:

1°: dire da che parte si sta dimostrando la propria onestà intellettuale.

2°: dire quali conseguenze derivano dall’impostazione che si intende sostituire o adottare.

Non basta, ad esempio, proporre di ridurre le imposte, bisogna anche spiegare quali conseguenze avrà questa scelta e dove si potranno andare a prendere i soldi che serviranno se si abolisce una tassa, o in alternativa spiegare i risparmi di spesa che possono essere realizzati per compensare la diminuzione di un’entrata.
Tutto ciò si può ottenere con una gestione oculata del bilancio comunale che deve essere discusso in modo semplice e chiaro con i cittadini ricorrendo anche a schemi semplificati per facilitare la comprensione anche ai "non addetti ai lavori" ovvero ai comuni mortali.


RIFLESSIONE

COME TRASFORMARE TALE PROGETTO IN UN REALE CAMBIAMENTO.

Tutto ciò potrebbe sembrare l’uovo di Colombo e sembra strano che nessuno ci abbia pensato prima d’ora.

Sono convinto che a Bolzano Vicentino ci sono molte persone - uomini e donne - preparate sotto il profilo tecnico, amministrativo, scientifico e professionale, in parte già impegnate in Parrocchia e nelle varie Associazioni di volontariato e Sportive, che vorrebbero cimentarsi in questa tornata elettorale, ma che faticano ad uscire dal proprio io e a mettersi in gioco per partecipare ad un’esperienza amministrativa per il bene comune e a beneficio della qualità della vita nel nostro paese.



Se si riuscisse ad attuare questo coinvolgimento si potrebbe ottenere un migliore funzionamento della macchina amministrativa attraverso una vera partecipazione democratica con una forte presenza femminile che attualmente risulta pressoché assente al fine di rispondere in maniera più esaustiva ai bisogni dei cittadini seconda una scala di priorità condivisa.

Sono convinto che gli abitanti sono disposti a impegnarsi in un progetto di partecipazione amministrativa a patto che il loro parere venga ascoltato e apprezzato dai nuovi eletti.

Per poter concretizzare tale cambiamento la nuova Amministrazione Comunale che sarà eletta dovrà mettersi in un atteggiamento di ascolto dando la parola ai cittadini, cosa che non si è mai verificata nella nostra comunità negli ultimi tre lustri.



ISTRUZIONI PER L’USO

Punto n°1: L’attuazione della succitata “Democrazia Partecipativa” dovrà portare come conseguenza anche l’applicazione della “Democrazia Urbana” che consentirà di superare ad esempio la gestione dell’urbanistica del dopo guerra fatta a tavolino dominata da vincoli, retini, normative faragginose per sconfinare nel “iperliberismo” senza regole diffuso in alcune realtà dove quasi tutto si affida ai privati –come nel caso dell’edilizia concertata- attuata anche nel nostro Comune con preoccupanti ricadute sulla collettività per la mancanza di un organico progetto urbanistico da realizzare sul nostro territorio.
Basti pensare all’ultima Legge Regionale n°11/2004 dove si è cambiato tutto per non cambiare niente: il Piano Regolatore Generale (PRG) è diventato Piano di Assetto del Territorio (PAT) abbinato al Piano degli Interventi (PI) che in realtà ripropongono i vecchi schemi calati dall’alto sulla testa dei cittadini.
Tale principio di “Democrazia Urbana” è stato attuato nella vicina Francia dall’ex ministro Catherine Tasca per coniugare architettura e urbanistica coinvolgendo alla base le comunità locali e governandone le trasformazioni.
Anche nella legge italiana, in materia di appalti per la costruzione di opere pubbliche, si parla di programma di progetto che equivale a ciò che all’estero chiamano “master-plan” .
Significa che quando si progetta un opera pubblica si deve verificare l’impatto spaziale, sociale, di gestione, di ricaduta sul traffico e così via, garantendo in questo processo la partecipazione dei cittadini.

Si tratterebbe in parole povere di una applicazione più compiuta della Legge Statale n°241/1990 sull’avvio del procedimento per rendere partecipi gli amministrati sulle scelte fatte dai loro amministratori e funzionari pubblici che devono imparare a gestire la programmazione e la condivisione degli obiettivi secondo una scala di priorità.
Attualmente il nostro Comune sta predisponendo, nel solito silenzio, il nuovo PAT che molto probabilmente verrà adottato senza alcun minimo coinvolgimento degli abitanti attuando i soliti schemi del passato.
Solo applicando questo criterio di “Democrazia Urbana” che consiste nel coinvolgere i cittadini fin dall’inizio del procedimento si potrà realizzare una riqualificazione urbana della nostra Bolzano ricreando, ad esempio per il capoluogo, un vero centro di aggregazione dove la gente possa uscire a chiacchierare, a passeggiare, a bere un caffè ovvero favorendo una socialità che gli ultimi sviluppi urbanistici hanno negato.


Il riscatto dei rapporti sociali, finalizzati al miglioramento della qualità della vita, dovrà avvenire anche attraverso il recupero delle nostre contrade.
In che modo?
Dando la possibilità alle giovani coppie di ampliare e recuperare i fabbricati esistenti, sfruttando le aree marginali quali corti, orti, spazi incolti. Così facendo si potrà evitare il ricorso a nuove lottizzazioni che comporterebbero il consumo di altro territorio verde che rappresenta un prezioso patrimonio non più rinnovabile.
Questo tipo di urbanistica, peraltro già sperimentata con il primo PRG degli anni ’80 e concretizzatosi come “edilizia puntuale” o “edilizia a grappolo” presenta una grossa valenza di socialità a condizione che venga allestita una banca dati, attraverso una consultazione con i cittadini, sulle reali necessità edilizie. Operando in questo modo si potrà:
a) garantire la permanenza degli anziani e dei nonni nella loro casa evitando lo sradicamento dal contesto del loro vissuto;
b) assicurare una partecipazione attiva affidando loro il compito di contribuire alla crescita ed all’educazione dei loro nipoti e parenti alloggiati in una nuova casa vicino alla loro senza ricorrere a coabitazioni forzate;
c) instaurare il principio di “mutualità” che consiste nel realizzare un aiuto reciproco e sinergico tra vicini che si conoscono in modo da ridurre il ricorso all’assistenza da parte di terze persone che oltre ad essere oneroso risulta molto spesso spersonalizzato riducendosi a pura custodia.


Punto n°2: Per far vivere il nostro paese, di consolidata tradizione agricola, si dovrà mutuare un doppio sviluppo tra l’agricoltura che è in affanno e le attività produttive artigianali, industriali e commerciali che si sono insediate nel territorio.
Una attenzione particolare deve essere rivolta al modo di concepire la nostra campagna costituita da fertili prati irrigui e abbondanti corsi d’acqua che deve venire coltivata e non abbandonata perché rappresenta un patrimonio inesauribile messo a dura prova dalla crisi del comparto latte, dalla chiusura di parecchie aziende agricole causata da scelte urbanistiche speculative e punitive nei confronti di taluni affittuari con il paventato rischio di provocare l’esaurimento di tale ricchezza se l’agricoltore getta la spugna e se ne và.
Guai a disconoscere le nostre radici contadine, dimenticarci che in paese abbiamo una Latteria Sociale Cooperativa fondata nel 1898 che produce formaggio d.o.p. “Grana Padano e Asiago” delle migliori qualità.




Per poter realizzare la doppia identità di “contadini e operai” bisognerà pensare di innovare l’agricoltura corrente creando nuovi valori aggiunti che permettano alle giovani generazioni di restare sulla terra sia attuando nuove colture e nuovi prodotti biologici sia sviluppando l’indotto dell’agriturismo che potrebbe venire esercitato nei meravigliosi rustici esistenti nel nostro Comune raggiungibili anche con percorsi cicloturistici sterrati e non illuminati recuperando le vecchie carrarecce e i vecchi percorsi a piedi ovvero i cosiddetti “tròsi” quali ad esempio quello di “mezzostaro” che collegava la fine di via Braglio con il centro di Lisiera in corrispondenza di villa "Valmarana, Rossi ora Zen".
Per fare ciò si dovrà favorire la ristrutturazione ed il riuso di tali edifici tramite la modifica dell’attuale destinazione urbanistica.
Solo se si riuscirà a mantenere questa doppia identità -prestando particolare attenzione alla difesa del territorio con le moderne tecnologie- potrà essere garantita la prospettiva futura di una migliore qualità della vita.



Punto n°3: Ritengo che una attenzione particolare vada rivolta a come vengono spesi i soldi dei cittadini.
Deve essere stroncato il circuito del clientelismo tramite il taglio degli incarichi e/o appalti dei servizi all’esterno dell’Amministrazione privilegiando la gestione in proprio. Un tempo il ricorso al credito degli Enti locali si attuava chiedendo e stipulando un mutuo alla Cassa Depositi e Prestiti.
Oggi c’è un mercato finanziario molto più ampio che necessita di maggiore attenzione e che costringe le Amministrazioni Comunali a dare incarichi di consulenza esterna con aggravi di spesa per l’Ente territoriale sia esso Comune, Provincia o Regione.
Una particolare attenzione dovrà essere posta anche agli incarichi relativi al contenzioso ICI dove molto spesso il maggior introito è vanificato dall’eccessivo costo delle assistenze legali.
Il ricorso a tali appalti oltre ad essere improprio perché non commisurato alla qualità del servizio offerto al cittadino -difficilmente quantificabile- viene attuato per eludere i vincoli del bilancio comunale che inevitabilmente si traducono in aumento di spesa legalizzato da queste alchimie contabili alle quali va imputato l’aumento vertiginoso del debito pubblico, vera spina nei fianchi dell’azienda Italia.

Punto n°4: Polizia Urbana.
Anche la funzione istituzionale della vigilanza urbana, in passato gestita in proprio con personale dipendente e negli ultimi tre lustri appaltata, dovrà essere rivista.
Le ultime Amministrazioni hanno giustificato l’appalto con l’auto finanziamento derivante dagli accattivanti introiti delle multe tramite “telelaser” a scapito della qualità del servizio che deve incentrarsi sulla prevenzione e sul rapporto dialettico tra cittadini e vigili urbani.
Non bisogna dimenticarci che quest’ultimi devono essere al servizio del cittadino e svolgere la funzione di “vigili di quartiere”; devono essere in grado di creare un rapporto confidenziale e sinergico con la popolazione. Tutto ciò permetterà di acquisire una conoscenza specifica e approfondita delle varie problematiche locali con possibilità di intervenire tempestivamente nelle situazioni di piccola criminalità tramite il collegamento con Polizia e Carabinieri e risolvere situazioni di disagio occulto quale quello degli anziani o di altre persone in difficoltà.
A questo proposito va ricordato il nostro vigile “Ugo” che non ha mai dato multe ma che con il suo operare a fianco della gente ha fatto crescere nella legalità i nostri figli e ha supportato i nostri anziani.

Punto n°5: Più sport ed istruzione 8 meno devianze.
Con la crescita della popolazione dovuta in gran parte all’immigrazione proveniente dalla città di Vicenza il nostro paese ha urgente bisogno di nuove strutture edilizie per l’istruzione “nido-materna-elementare-media” e per lo sport.
Attualmente le scuole del capoluogo sono articolati in tre corpi di fabbrica distinti ed ubicati in luoghi diversi e separati da strade con pericolo per l’incolumità dei bambini e degli studenti. Una soluzione potrebbe essere la creazione di un nuovo polo scolastico destinando gli attuali edifici ad altre attività.
Per contro le associazioni sportive che praticano la pallavolo e la pallacanestro hanno a disposizione le due palestre delle scuole medie di Bolzano ed elementare di Lisiera costruite rispettivamente 35anni fa e 20anni fa. Penso sia arrivato il momento di fare un salto di qualità e non semplice “maquillage” costruendo un palazzetto dello sport per venire incontro alle legittime aspettative dei giovani spesso costretti a giocare in squadre fuori “casa” per l’impossibilità di svolgere gli allenamenti in paese. Ritengo che i tempi siano maturi anche per la realizzazione di una piscina coperta già preventivata negli anni ’80 nell’attuale centro sportivo che potrà svolgere una duplice funzione: sportiva e terapeutica per la fascia di età tra 0 e 100 anni.
Troppo spesso viene ignorato la positiva ricaduta sulla salute delle persone anziane nel fare ginnastica in acqua, attività che aiuta a stare in buona salute migliorando la qualità della vita. Tutto ciò comporterà un risparmio della spesa del servizio sanitario nazionale perché una persona sana ed in buona salute si ammala meno e quindi costerà meno alla collettività nazionale.
Prevenire è meglio di curare.
E’ arrivato il momento di smettere con i “lifting” è necessario investire in opere pubbliche utili e qualificanti che soddisfino i bisogni della gente e portino un effettivo miglioramento del “ben-essere” correlato al miglioramento della qualità della vita. Importante è costruire bene spendendo al meglio i soldi dei cittadini. Per quanto riguarda la piscina si potrà ricorrere alle nuove tecnologie per sfruttare le energie rinnovabili ottenibili dall’impiego dei pannelli fotovoltaici –sulle falde di copertura- per la produzione di energia elettrica e calore diminuendone i costi di gestione.


CONCLUSIONE

Se si saprà realizzare questa svolta storica applicando questo modello innovativo di “Democrazia Partecipativa” che consiste in parole povere di sfruttare i cervelli e le potenzialità della società civile del nostro paese (know-how) ed in particolare i giovani che devono occuparsi di politica perché altrimenti sarà la politica ad occuparsi di loro, si otterranno due vantaggi:

• un migliore funzionamento della macchina amministrativa grazie ad un impiego più oculato delle risorse pubbliche;

• una partecipazione vera dei cittadini perché si può condividere una determinata decisione amministrativa solo con la consapevolezza che il proprio parere espresso sarà ascoltato ed apprezzato.

MI AUGURO CHE LA PRESENTE FASE DI PARTECIPAZIONE CIVILE CHE STA EMOZIONANDO ED ENTUSIASMANDO QUESTA TORNATA ELETTORALE PERDURI ANCHE DOPO LE ELEZIONI, IN MODO DA TRASFORMARE L'ATTUALE "INNAMORAMENTO" IN UN VERO "AMORE" PER IL NOSTRO PAESE CHE NE HA VERAMENTE BISOGNO.

IL PRESENTE MANIFESTO POLITICO-AMMINISTRATIVO VUOLE STIMOLARE L'AGGREGAZIONE DI UNA COMPAGINE IN GRADO DI DARE “TESTA E GAMBE” AD UN PROGETTO INNOVATIVO CHE PROIETTI BOLZANO NEL TERZO MILLENNIO.

LASCIO A VOI LA PAROLA. POTETE INTERVENIRE ATTIVAMENTE CONTATTANDOMI ALL'INDIRIZZO EMAIL: angelo.demunari@libero.it




Località "Crosara" con sullo sfondo la chiesetta di S. Fermo
Chiesetta di S.Fermo di epoca alto medioevale in località "Crosara"










































































Chiesetta di S. Fermo: campagna di scavi eseguiti nel 1990




giovedì 14 febbraio 2008

ALLA POLITICA IL COMPITO DI RECUPERARE IL PRINCIPIO DI RECIPROCITA' PER COMBATTERE IL MALESSERE NELLA SOCIETA' DEL BENESSERE

Nel maggio 2006 Civiltà cattolica pubblicò un articolo intitolato "Il malessere nella società del benessere", opera del direttore della rivista dei Gesuiti, padre Gianpaolo Salvini. Il quale oggi sintetizza così la diagnosi delle nostre insoddisfazioni: «Dipendono dal fatto che, in base all’aria che respiriamo, tutti noi puntiamo la nostra riuscita sul conto in banca, sulla bella casa, sull’automobile, su sicurezze date da beni e servizi materiali. La felicità viene soprattutto dai beni relazionali, cioè da quei rapporti gratificanti con gli altri che non sono oggetto di mercato. Si parla dei rapporti interpersonali ispirati a quello che chiameremmo amore, o per lo meno alla simpatia, a un’intesa vicendevole. Cosa potrebbe fare la politica? Come sempre, quando si entra in ciò che è gratuito e personale, c’è una sfera nella quale l’ente pubblico non arriva; però certamente può mostrare, attraverso modelli culturali e stili di vita (e penso anche alla comunicazione di massa) che di solito non ci si realizza solo col conto in banca o la ricchezza accumulata, ma soprattutto nel mettersi in rapporto con gli altri e anche nel sacrificarsi per gli altri».
I "beni relazionali" dei quali parla il direttore di Civiltà cattolica, e che non sono conteggiati nel Pil, rappresentano secondo molti ciò che noi sacrifichiamo nella corsa lavoro-guadagno-consumo, e infatti è da lì che bisogna partire per cercare rimedi al "paradosso della felicità" secondo Zamagni. Il quale – a differenza dei liberisti per cui perfezionare il mercato risolverà il paradosso, e dei neo-socialisti, secondo cui serve diminuire i beni privati e aumentare quelli pubblici per vivere più contenti – propone una terza via di matrice culturale cattolica: «Dobbiamo favorire a livello legislativo, e soprattutto operando a livello culturale, il ritrovamento dei legami sociali, in modi che possono variare. La nostra tesi è che la modernità ha cancellato dalla nostra cultura il principio di reciprocità, che è la traduzione in ambito economico del principio di fraternità. La reciprocità include il legame tra le persone, dal quale nasce quel bene relazionale che ci dà la gioia di vivere. Dove si realizza oggi la reciprocità? Ma in tutti gli organismi del Terzo settore, come cooperative, cooperative sociali, consumo critico, finanza etica, commercio equo solidale, Banco alimentare, banche del tempo: sono tutte espressioni della società civile che stanno crescendo. Se vogliamo trovare una via d’uscita al paradosso della felicità, è inutile che facciamo grandi discorsi. Dobbiamo adoperarci perché, a livello legislativo, vengano tolti lacci e lacciuoli che impediscono al principio di reciprocità di farsi strada, e creare strumenti anche finanziari perché ci sia una fioritura di queste espressioni».

COME INCREMENTARE IL PIL DELLA SALUTE

Secondo una vecchia definizione «la buona salute, intesa come stato di benessere sia fisico sia mentale, è necessaria per vivere una vita piacevole, produttiva e densa di significato. In questo consiste un po’ il rapporto tra qualità della vita – e potenzialmente felicità, se si vuole usare questo termine – e salute. Nel senso che a una buona salute dovrebbe corrispondere automaticamente una buona qualità della vita».
Il professor Mariano Bassi, psichiatra e presidente della Società italiana di psichiatria, non esita ad ammettere l’influenza positiva che una vita soddisfacente ed emotivamente appagata ha sulla salute.
Se gli economisti della felicità ci dicono che al di sopra di un certo livello i soldi servono poco a renderci felici, ci basta l’esperienza personale per sapere che difficilmente lo si è quando la salute latita. È quindi ragionevole aspettarci da chi ci governa il massimo di garanzie per disporre di un bene essenziale per la felicità: la salute. «Nei Paesi occidentali avanzati come il nostro, oggi i cittadini hanno le migliori condizioni di salute di sempre», osserva il professor Bassi. «Questo è confermato dalle aspettative di vita alla nascita, che sono cresciute progressivamente: negli ultimi quarant’anni, in Italia il guadagno nella durata di vita si è incrementato del 12% per gli uomini e del 13% per le donne, una media che è di alcuni punti superiore a quella dei Paesi dell’Unione europea. Però anche da noi ci sono alcune aree critiche. Si sta aprendo una forbice, è cioè sempre più elevato il numero di coloro che sono in condizioni di salute scadenti. Ci sono fasce di popolazione fragili, che faticano sempre più ad accedere alle opportunità di assistenza sanitaria, e non solo». Anche perché oggi la definizione e il raggiungimento della salute poggiano su molti fattori: «Non è solo il sistema sanitario di un Paese che garantisce ai cittadini la buona salute, che infatti non è costituita solo da strutture sanitarie nazionali efficienti e tempestive», spiega Bassi. «Ci sono molti altri elementi. Pensiamo all’ambiente; al tema della sicurezza stradale: i morti per incidenti stradali sono un elemento molto significativo della mortalità; all’urbanistica: come sono fatte le nostre città, come sono fatte le nostre case. Per non parlare poi di tutti gli interventi nel mondo della scuola, nel mondo del lavoro». Tutti elementi, di fatto, che incidono molto sulla qualità della vita.
Le fasce di popolazione più scoperte, da questi punti di vista, sono quelle «che hanno una difficoltà di accesso a opportunità sia di assistenza sanitaria, sia anche di luoghi di vita decorosi e appropriati. Ma anche un basso livello di educazione scolastica e civile porta a stili di vita meno salutari. Naturalmente incide la condizione economica, così come sono più a rischio immigrati, persone molto povere e anche persone con gravi disturbi mentali. Il primo alleato della buona salute è proprio lo stile di vita».
R.B.

domenica 10 febbraio 2008

WITAR




LA NASCITA DELL'ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE "ALESSANDRO ROSSI"