giovedì 2 luglio 2009

LA NUOVA PIANIFICAZIONE URBANISTICA DI BOLZANO VICENTINO: Piano di assetto del Territorio (PAT) ai sensi della L.R. 11/2004

La L.R. 11/2004 segue le profonde modificazioni sociali ed economiche intervenute nel Veneto e la riforma del titolo 5° della Costituzione Italiana che ha attribuito le competenze della pianificazione alle Regioni, affermando il criterio fondamentale della sostenibilità ambientale e territoriale. Il contenuto di tale legge la rende per alcuni versi simile alla legge urbanistica nazionale n. 1150 del 1942 che, attraverso delle linee guida, ha permesso la ricostruzione dell’Italia postbellica. Superata l’emergenza seguirono la legge ponte del 1967 e l’ultimo periodo dei piani regolatori, fatti con i retini, di cui alla L.R. 61/85 che ha comportato un’inedita corsa alle varianti, ora cessata, ponendo fine al periodo transitorio previsto dalla nuova Legge Regionale.

La stagione dell’urbanizzazione diffusa delle 3C (casa, campo, capannone) della “città agripolitana” sembra volgere al tramonto. All’orizzonte si intravede una nuova fase per degli interventi di rigenerazione del territorio, dopo la crescita tumultuosa del secondo Veneto inserito nella macroarea del “Nordest”.

Il Piano di Assetto del Territorio (PAT) introduce il nuovo concetto di “trasformabilità del territorio”. Tale piano specifica le modalità in cui viene quantificato il territorio che ne può essere soggetto lasciando i comuni liberi di interpretare i nuovi dettati legislativi.

La possibilità di crescita e di sviluppo dei singoli comuni non è più ricondotta a un indicatore sociale rappresentato dal puro “incremento demografico” ragguagliato all’aumento degli abitanti ma alle condizioni d’uso del territorio.

Il PAT si basa essenzialmente sul “parametro di trasformabilità” rappresentato dalla “superficie agricola utilizzata” (SAU), introdotta dal tentativo di non danneggiare il tessuto delle aziende produttive. La metodologia prevista nell’Atto di indirizzo lett. C-SAU, per individuare il limite quantitativo massimo di zona agricola trasformabile ad altri usi, parte dalla presa d’atto che nell’intervallo dei due ultimi censimenti (1990-2000) la percentuale di SAU sottratta alla coltivazione è stata del 3,24%. Partendo da questa base e applicando ulteriori paramenti ragguagliati al contesto geografico di appartenenza, la Regione ha estrapolato le percentuali massime dell’1,3% e dello 0,65% di SAU trasformabili, rispettivamente per i Comuni soprasoglia e sottosoglia. In tal modo alle Amministrazioni che hanno maggiormente ridotto la SAU nell’ultimo decennio viene concessa una trasformabilità minore rispetto a quelle nelle quali il consumo di SAU è stato minore.

Il documento preliminare allegato al PAT del nostro Comune ha quantificato la superficie da sottrarre alla SAU per i prossimi dieci anni in 200000mq (corrispondenti a circa 40 campi da calcio ed a oltre 50 campi vicentini).

L’introduzione di questa nuova pianificazione tramite il PAT, da redigersi su apposito supporto informatico al fine di favorirne l’analisi e la superiore approvazione, non potrà non tenere conto dei problemi dell’ambiente e del paesaggio facendo proprie le direttive europee che hanno imposto agli stati membri un adeguamento legislativo che prevedesse un giusto rilievo alle problematiche della “sostenibilità della valutazione ambientale” (VA europea e VAS italiana), rispetto della “biodiversità”, l’attenzione al “paesaggio”( tutelato dall’art. 9 della nostra Costituzione).

A tal fine merita di essere ricordato il recepimento da parte del governo italiano della Convenzione Europea del paesaggio approvato dall’ UE a Firenze il 20 Ottobre 2000 e ratificata dal governo nazionale con propria legge n. 14 del 9 Gennaio 2006. Tale legge all’art. 1 contiene la definizione di “paesaggio” inteso come “una parte di territorio così come è percepito dalla popolazione, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e delle loro interrelazioni”. Il medesimo articolo fissa inoltre la politica del paesaggio, l’obiettivo di qualità paesaggistica, la loro salvaguardia, la loro gestione/pianificazione e infine la partecipazione dei cittadini.

Con la L.R. 11/2004 vengono introdotti nuovi istituti giuridici che prevedono il coinvolgimento del privato nei processi pianificatori quali:

a)la perequazione;

b)il credito edilizio;

c)la concertazione, i cui dispositivi risultano tutt’ora incerti e poco trasparenti in quanto i Comuni sono tentati di far finanza pubblica svendendo il territorio.
Per tale motivo si rileva che la Regione sta ristudiando tali istituti. Pertanto ci si augura che l’approvazione di un nuovo schema di contrattazione/concertazione avverrà in tempi brevi (al momento non esistono infatti dei confini predefiniti). Si dovrà, ad esempio, codificare in maniera oggettiva lo scambio “di tot cubatura con tot soldi” come avviene per gli oneri concessori.

Ritengo che la progettazione del PAT del nostro Comune, nel seguire le linee guide del PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento), debba articolarsi su due punti fondamentali, ovvero:

a)Esplicitare chiaramente l’idea di paese che si vuole costruire nel prossimo decennio attraverso una schematicità della grafica adottata nella compilazione delle schede nonché l’adozione di un’urbanistica trasparente per la compilazione delle tre tavole basi dei vincoli, invarianti e fragilità che devono essere coerentemente trasfuse nella carta della trasformabilità;

b)Realizzare un corretto quadro conoscitivo che, oltre ad essere validato dalla Regione, dovrà essere continuamente aggiornato in tempo reale e messo a disposizione dei cittadini con trasparenza e pubblicità, sia cartacea che telematica.

Ritengo che il monitoraggio continuo sia fondamentale perché solo attraverso un controllo delle operazioni messe in essere (progetto) e i risultati ottenuti (realizzazioni) si può verificare la loro coerenza.

Relativamente alle zone agricole, ad esempio, per parecchi anni sono stati eseguiti corposi studi sulle colture e i paesaggi agrari per poi congelare in archivio le schede F eludendo la valutazione dei risultati. Il nuovo quadro conoscitivo delle zone agricole dovrà essere completo ed esaustivo. Tale quadro dovrà fissare gli obiettivi da raggiungere attraverso un filone produttivo e un filone ambientale. Non potranno, ad esempio, essere imposti oneri per il mantenimento di una siepe se poi questi non saranno supportati da un processo di sostenibilità economica.

In buona sostanza il PAT deve essere simile ad un piano industriale di un azienda. L’azienda nel nostro caso risulta essere il Comune stesso che si materializza attraverso i suoi cittadini/azionisti.

Con il progetto del PAT il nostro Comune deve dimostrare di aver voglia di “futuro” facendo scelte coraggiose. E’ stato infatti dimostrato che le città più dinamiche non sono stati i capoluoghi di provincia, bensì i comuni delle cinture urbane. Tale atto pianificatorio deve essere visto come una risorsa che coniughi uno “sviluppo sostenibile” con una “tutela del paesaggio” in modo da permettere la costruzione di un “patto sociale” con gli abitanti fruitori del territorio.

Finora i cittadini si sono recati in Municipio per chiedere o ricevere servizi. Con il nuovo strumento di pianificazione il ruolo viene invertito: viene creato un nuovo rapporto che trasforma gli stessi cittadini in coprogettisti, assieme all’organo di governo locale ed alla Regione. Tutti insieme elaboreranno il piano che dovrà essere confrontato con i modelli di sviluppo europeo, condizione necessaria per poter così attingere anche ai fondi dell’UE per l’attuazione dei suoi contenuti. Per questi motivi ritengo l’Ufficio Tecnico, i cittadini e la Regione debbano collaborare assieme alla progettazione del PAT.

Auspico infine che il nostro Comune istituisca “L’ufficio di Piano” nella sua vera accezione istituzionale, evitando per quanto possibile l’esternalizzazione degli incarichi. Si tratta in buona sostanza di valorizzare “le risorse e le competenze” proprie dell’Ufficio Tecnico Comunale, riabilitando la “Burocrazia” (dal greco “competenza e trasparenza”) che, mai come oggi, è oggetto di un basso indice di gradimento.

Tale soluzione garantirà il sopraenunciato monitoraggio in tempo reale. Attraverso l’Ufficio Tecnico Comunale infatti passano tutte le informazioni relative alla trasformazione del territorio: tali informazioni possono essere facilmente elaborate in quanto tutto il PAT è redatto su supporto informatico.

Per concludere ritengo che il Piano di Assetto del Territorio di Bolzano Vicentino debba interrogarsi sui seguenti temi:

▪la Rigenerazione del “centro” di Bolzano capoluogo, da attuarsi tramite un piano di riqualificazione delle due lottizzazioni “giardino 1” e “giardino 2” lungo il versante sud in modo da far vivere il nostro paese anche attraverso una rete di relazioni sociali;

▪il progetto di un nuovo palazzetto dello sport con annessa piscina coperta per incrementare la pratica sportiva dei giovani e meno giovani, attualmente svolta nelle due palestre scolastiche diventate insufficienti a seguito dell’aumento della popolazione. Una buona qualità della vita riconferma il vecchio detto latino “mens sana in corpore sano” e comporta inoltre un risparmio della spesa a carico del Servizio Sanitario Nazionale;

▪il decongestionamento del traffico lungo via Roma tramite una viabilità alternativa da concertare con i comuni contermini, la Provincia e la Regione;

▪il recupero del vecchio centro di Bolzano, con la creazione dei portici (così come peraltro previsto dal PRG degli anni ‘80) al fine di consentire anche il ritorno dei piccoli negozi di vicinato;

▪il completamento della rete di “ciclopiste” lungo il fiume Tesina (così come ipotizzato dalle Amministrazioni negli anni 1990-2000), lungo i vecchi percorsi abbandonati nella campagna e lungo la linea ferroviaria Vicenza - Treviso. In tal modo si riscoprirebbero i tracciati delle vecchie carrarecce, economizzando costi/tempi e offrendo la possibilità di respirare un’aria sana e più pulita.


Bolzano Vicentino 30 Giugno 2009

dott.ing.Angelo De Munari